Le giocate più belle di Febbraio
L’Inter si è affacciata al mese di Febbraio con molte incertezze. Si è Giocata un pezzo importante di stagione affrontando a pochi giorni di distanza la Juventus (nella doppia semifinale di Coppa Italia), la Fiorentina, la Lazio, il Milan capolista e il Genoa (forte di una lunga striscia positiva). All’ennesima caduta avvenuta ad opera dei rivali Bianconeriè seguito il riscatto nerazzurro: l’Inter vince le successive tre partite agguanta la testa della classifica e tenta la prima fuga Scudetto. Ma i protagonisti di questa avventurosa stagione sono i campioni di questa squadra con le loro giocate. Vediamone qualcuna.
Perisic il Decatleta

Come capita ormai in ogni stagione da quando è all’Inter, siamo ufficialmente entrati in quella sotto-finestra temporale in cui Ivan Perisic indossa i panni dell’Uomo Invincibile. Tormentandoci col dubbio che se il croato avesse mantenuto dei picchi di rendimento meno altalenanti lungo il corso della sua carriera, verrebbe oggi considerato una dei migliori esterni sinistri della sua generazione.
Questa azione (prima gif) rappresenta il sunto del Perisic Decatleta. Appellativo affibiatogli, tanto caro a Lele Adani. Un giocatore esuberante e di grande resistenza. Che mette il suo dinamismo a servizio della squadra. Trasformando spesso azioni difensive in offensive. Qui si fa trovare pronto nel’azione di pressione, scivolando rapidamente sull’uomo. Arriva come un treno travolgendo Lazzari che non riesce nemmeno a toccare la sfera. Ivan gli scippa palla e punta subito l’uomo tagliando verso l’area. Temporeggia con una serie di finte e con un tunnel elude il ritorno dell’esterno vicentino, riuscendo a servire Lautaro che riceve a ridosso della mezzaluna.
Benchè rimanga ancora quel giocatore che talvolta scompare all’interno dei match, Perisic è in grado di riapparire (seconda gif) con virtuosismi tecnico-atletici come questo: sulla punizione di Eriksen la retroguardia del Milan respinge. Questo spezzone di gioco racchiude l’essenza stessa di un calciatore che dà il meglio di se quando non ha tempo per pensare, affidandosi al suo grande istinto. Perisic si fionda sul pallone e con una acrobazia delle sue riesce a calciare palla in sforbiciata imbeccando per Lukaku al centro dell’area. Il gesto è spettacolare ma non fine a se stesso. Il movimento ad allontanarsi dal blocco di uomini avviene pochi istanti prima che il difensore impatti la sfera. Intuendo quel tipo di respinta Ivan guadagna i due-tre metri necessari per arrivare per primo sulla palla. Ma invece di stopparla e tentando il controllo cerca (e trova) immediatamente l’assist per il compagno non perdendo l’inerzia offensiva dell’azione.

L’approccio al calcio Contiano non è stato certamente dei migliori. Ma al ritorno in Nerazzurro (dopo la fortunata parentesi a Monaco di Baviera) il tecnico leccese lo ha investito di nuove responsabilità ed un nuovo ruolo da imparare. Forse non è un caso che proprio quando Ivan ha scalzato Ashley Young nelle gerarchie e ha alzato il livello delle sue performance anche il collettivo ha alzato l’asticella. Con l’inglese la catena di sinistra interista tendeva infatti a soffrire di una certa prevedibilità. Finendo per trovare sbocchi monotematici solo su quella di destra, non potendo sfruttare fino in fondo l’attacco dell’ampiezza da entrambi i lati del terreno di gioco. Limitando i letali isolamenti di Hakimi negli 1v1 per via del sovraccarico sistematico degli avversari di quel lato di campo. Mentre con la presenza del croato anche la catena sinistra ha trovato un terminale funzionale che sappia puntare l’uomo e rifinire e/o andare al tiro. Ponendo gli avversari di fronte al dilemma su quale lato di campo andare coprire.
L’importanza del doppio play

Quello che probabilmente rimarrà più impresso nelle nostre memorie di questo mese sarà l’incredibile quando ormai inaspettato inserimento in pianta stabile di Christian Eriksen nell’undici titolare. Come spesso accade le soluzioni d’emergenza finiscono per cambiare le sorti e i ruoli di alcuni giocatori. Rigenerandone magari la vita calcistica. E’ senza dubbio il caso di Eriksen la cui svolta arriva quando è chiamato a sostituire Vidal sia nella semifinale di ritorno contro la Juventus (per squalifica), che contro la Lazio (per infortunio). Il suo inserimento e l’intuizione di Conte di coadiuvarlo a Brozovic in fase di prima costruzione, rafforzano notevolmente le capacità dell’Inter di manipolare la pressione avversaria a proprio vantaggio. Il danese sgrava di parte delle responsabilità di regia Brozovic (che ora gode di maggiore libertà dalla marcatura fissa riservatagli dai mediani avversario) e aggiunge qualità alla manovra Nerazzurra.
Nella prima gif due esempi pratici di come Eriksen interpreta il ruolo di secondo play di centrocampo. In entrambi i casi si abbassa tra Bastoni e De Vrij e dopo aver eluso il pressing avversario verticalizza immediatamente per Sanchez. Nella prima azione con un filtrante alle spalle del centrocampo. Nella seconda con un lancio al contagiri di 50 metri perfettamente recapitato dalla testa del cileno.

L’influenza dell’ex Spurs è praticamente a tutto campo e funge anche da arma per scardinare squadre dalle difese basse e chiuse come la Lazio (seconda gif). In questo caso la Lazio è schierata con otto giocatori a difendere la propria area. Il danese riceve in zona 14 e premia lo scatto di Lautaro con un assist al bacio.
Che questa sia la svolta definitiva che faccia sbocciare l’amore tra Eriksen e Conte?
L’ultimo baluardo Skriniar

Dopo un annata come miglior retroguardia della Serie A, un po’ a sorpresa l’Inter si è ritrovata a dover ovviare ovviare ad una fase difensiva non propriamente impeccabile. Certamente a pesare sulla maggiore perforabilità è stato un contesto di gioco che favoriva errori individuali. Con l’abbassamento del baricentro medio e la rinuncia parziale alla pressione sulla prima costruzione avversaria hanno certamente favorito una fase di non possesso più equilibrata, non esponendo in particolare difensori non velocissimi come i nostri centrali alla copertura di enormi praterie alle loro spalle, permettendo loro di esprimersi in contesti di gioco a loro più congeniali, come difesa posizionale e protezione dell’area.
C’era un tempo in cui Milan Skriniar veniva considerato il migliore difensore d’Italia nell’1v1. Dopo un anno dove per varie ragioni ha disatteso le aspettative e ne ha visto ridimensionata la stella, Milan sta progressivamente tornando ad esprimersi ad alto livello. In questa azione (prima gif) la scelta controintuitiva di Savic che appoggia per per l’inserimento di Correa che arriva lanciato come un treno e si ritroverebbe a tu per tu con Handanovic ai sedici metri. Skriniar (che è l’ultimo baluardo tra l’avversario e il portiere) mantiene il sangue freddo e prendendosi un rischio enorme pianta il piedone arpionando il pallone col sinistro, per poi liberare l’area. L’argentino non crede ai suoi occhi, che si è visto sparire il pallone sotto il naso.
La lettura superiore di De Vrij

In questa giocata difensiva il protagonista è il signore del tempo e dello spazio, sua maestà Stefan De Vrij. Cristiano Ronaldo è il terminale del contropiede Bianconero, con una gran finta si beve Skriniar che abbocca e taglia verso il centro dell’area a tu per tu con Handanovic in posizione favorevolissima. De Vrij manifesta i suoi poteri occulti di prescienza ed appare miracolosamente davanti al portoghese che incredulo lo centra in pieno. La cosa più sconcertante di De Vrij è la calma con cui gestisce qualunque situazione. Come se il tempo, piegato alla sua volontà ed ai suoi limiti atletici, scandisse più lentamente il suo trascorrere. Osservando l’inquadratura più larga Stefan corre a velocità costante lungo quella tangente prima della finta di CR7. Come se avesse già previsto tutto.
L’acrobazia di Lautaro

Altro giocatore a fare dell’istinto la sua qualità migliore è Lautaro Martinez. L’argentino (prima gif) riceve un cross di Barella in area di rigore e il suo corpo reagisce senza pensare trasformandosi in una trappola per topi che scatta al minimo contatto. Si gira di spalle con una torzione repentina e in una frazione di secondo si accartoccia su se stesso per calciare centrando lo specchio della porta. Goldaniga sembra Duffy Duck alle prese con Taz (il diavolo della Tasmania). Non può far altro che stare a guardare cercando di capirci qualcosa. Invano.
La fantasia di Sanchez

Alexis Sanchez è il dodicesimo titolare. Quando subentra il livello qualitativo è immutato. In questa azione mostra un colpo dal suo repertorio. Un key pass pensato prima che eseguito. Riceve palla da Hakimi che spinge sull’acceleratore e taglia con poche falcate alle spalle della difesa viola. Sanchez protegge palla con un controllo orientato, lo invita ad attaccare lo spazio. Fa una leggera pausa di gioco per consentire ad Hakimi di completare la corsa e serve un assist di tecnica pura. Da notare come la palla rallenti sull’erba esattamente dove il Marocchino ne avrà bisogno per calciare in porta. Colpo da biliardo con effetto finale.
Batman Handanovic

Quando all’età di 28 anni firmò per l’Inter di Moratti, doveva aver immaginato il suo futuro molto diverso da quello che sarebbe stato. Dopo nove stagioni magre di soddisfazioni e di gloria Handanovic potrebbe a pieno merito suggellare la lunga militanza tra le fila dell’Inter con un tanto agognato trofeo. E la partita contro il Milan potrebbe rappresentare quel viatico verso la gloria. Una partita influenzata pesantemente dalla sua prestazione. Con degli interventi da campione tra i pali, alla faccia di chi da anni lo punzecchia tacciandolo per quello che non è mai stato. Un portiere mediocre.
Siamo sul risultato di 0-1 nel secondo tempo il Milan profonde il massimo sforzo offensivo per riagguantare la partita. L’Inter è chiusa in area e fatica a ripartire. Il diavolo incalza e riesce a produrre due tiri insidiosissimi. Al 47′ Tonali riceve dal limite dell’area ed a slalom dribbla prima De Vrij poi Bastoni che non lo contrastano per paura di far fallo. Faccia a faccia col portiere calcia forte di sinistro nello specchio ma Handanovic con un colpo di reni intercetta il tiro e devia sopra la traversa. In precedenza su un cross di Saelemaekers dal vertice destro dell’area di rigore indirizzato sul secondo palo, con Hakimi, in marcatura su Ibrahimovic, viene travolto dallo svedese che colpisce di testa a colpo sicuro ma Handa ben posizionato riesce d’istinto a parare il tiro smanacciandolo sulla linea.

Ma l’intervento più prodigioso rimane la prima delle tre parate eseguite nei 52 secondi di assalto rossonero: da calcio d’angolo Ibrahimovic sovrasta tutti e di testa colpisce verso il secondo palo. Handanovic con un tuffo da pallavolista riesce a parare. Il Derby è salvo. La sliding door del Diavolo ha incontrato Samir sull’uscio.
I meriti di Conte e la costruzione dal basso interista
Dietro alle belle parole spese per questa squadra c’è molto moltissimo del suo allenatore. Antonio Conte è il grande demiurgo che si cela dietro i recenti successi di questa squadra. La sua mano è evidente in ogni aspetto del suo gioco, e spiccano i progressi evidenti di alcuni giocatori in particolare che sono stati modellati e migliorati da Conte ed il suo staff. Vedasi Barella, Lukaku, Bastoni, Lautaro, Brozovic ed ultimi in ordine temporale Eriksen e Perisic. In questa azione sono presenti tutti i principi dell’idea di calcio del Mister, ma anche l’applicazione e la consapevolezza posizionale dei singoli nel metterli in pratica. Riconosciamo a Conte quel che è di Conte.