La Solidità di Darmian
Lo scorso Settembre avevamo scritto a proposito dell’impatto che pensavamo avrebbe avuto l’acquisto di Darmian sulla rosa dell’Inter e soprattutto tentavamo di ragionare su quale sarebbe potuta essere la sua collocazione tattica nello scacchiere di Antonio Conte.
A distanza di oltre quattro mesi possiamo dire con somma fierezza che, come talvolta capita, non ci avevamo capito più o meno niente.
Va specificato, a parziale difesa degli sventurati InterGeeks, che il nostro giudizio sull’operazione in sè non era affatto negativo, soprattutto se rapportato con quello della branca più catastrofista del tifo interista; pur mantenendo qualche riserva scrivevamo infatti che avrebbe potuto rappresentare un’opzione funzionale dalla panchina, essendo di base un giocatore esperto e diligente, d’altronde si stava pur sempre parlando di un ragazzo con oltre 200 presenze tra Premier e Serie A e 36 presenze in nazionale. Il problema è che secondo le nostre valutazioni il suo acquisto era volto a coprire principalmente lo slot di vice-Skriniar in qualità di braccetto di destra nella linea difensiva a 3, anche alla luce del fatto che durante la stagione 2019/20 più volte avevamo visto D’Ambrosio giocare da quinto di centrocampo, tra l’altro disimpegnandosi egregiamente.
Tuttavia, a scanso di equivoci, già alla prima sgambata ufficiale dei nerazzurri (4-3 contro la Fiorentina) Conte schiera D’Ambrosio come terzo di destra, iniziando a inevitabilmente a farci sorgere i primi dubbi, poi confermati in via definitiva durante tutto il periodo che ha visto Skriniar fermo ai box causa Covid-19. Nell’esordio casalingo in Champions League, complice la positività di Hakimi al Covid-19, Darmian fa il suo esordio in nerazzurro giocando proprio al posto del laterale marocchino come esterno di centrocampo.
Dopo i primi scampoli di stagione risulta quindi evidente che per l’allenatore dell’Inter Darmian rappresenti, oltre che un jolly da poter schierare a sinistra all’occorrenza, il sostituto naturale di Hakimi tra i profili di cui dispone, cerchiamo però di capire in che modo differisce tatticamente rispetto al marocchino e generalmente come sono andati i suoi primi mesi in nerazzurro.
Darmian vs Hakimi
Probabilmente la più grande dote dimostrata da Darmian in questa prima metà di stagione è stata l’affidabilità dimostrata ogni qualvolta sia stato chiamato in causa. La maturità anagrafica e calcistica acquisita infatti gli ha permesso di calarsi ottimamente nella parte del soldatino abnegato e diligente, e raramente il suo impiego ha deluso le aspettative. In particolar modo è stato apprezzabile il suo apporto in due partite delicate in cui Antonio Conte lo ha preferito ad Hakimi per scendere in campo dal primo minuto, in Champions League contro il Borussia M’Gladbach e in Serie A contro il Sassuolo. In entrambi i casi Darmian si è dimostrato un esterno attento in fase difensiva ma anche dotato ancora di un’ottima facilità di corsa che gli ha permesso di andare a referto in Germania (per la prima volta in carriera in Champions League) e di servire un pregevole assist per Gagliardini in occasione del terzo gol siglato al Sassuolo.

Ovviamente delle differenze tra lui ed il suo pariruolo Hakimi ci sono e sono anche piuttosto marcate, inutile dire che uno è più performante dell’altro e che abbia un “overall” superiore, su questo sono d’accordo tutti, però probabilmente è più utile tentare di tracciare un rapido profilo statistico per capire in quali aspetti i due divergano maggiormente.
Tanto per cominciare, per quanto i due ricoprano all’Inter la medesima posizione, è chiaro che abbiano attitudini molto diverse; Hakimi è sostanzialmente un esterno offensivo, certo si trova molto a suo agio a giocare a tutta fascia, in primis perché ha le capacità atletiche per coprire quella porzione di campo nella sua interezza, ma soprattutto perché il ruolo gli consente spesso di sfruttare la sua progressione sui 40/50 metri, ciò non toglie che abbia uno stile di gioco estremamente votato all’attacco, per sua stessa ammissione tra le altre cose.
Sotto questo punto di vista Darmian è molto diverso, rappresentando quello che potremmo definire come l’altro volto del tornante, vale a dire quello più conservativo, più vicino per caratteristiche ad un terzino che ad un’ala. La cosa è anche riscontrabile nei numeri, infatti limitando l’analisi al campionato di Serie A, Hakimi riesce ad effettuare mediamente un cross e mezzo in più di Darmian p90 (4,2 contro 2,7), tuttavia il dato dell’italiano si va a collocare in un tier medio per quel che riguarda la Serie A e sfigura solo in quanto raffrontato con quello che a livello quantitativo è ad oggi il secondo crossatore più prolifico del campionato (alle spalle di Antonio Candreva). Questo non solo dimostra per l’ennesima volta come l’Inter ricerchi con costanza soluzioni offensive sulle corsie laterali, ma anche che Darmian è tutto sommato un giocatore migliore di quanto si potesse pensare nell’andare sul fondo per crossare.
Le differenze più consistenti si possono però riscontrare nella fase di costruzione e finalizzazione della manovra. Hakimi tocca il pallone 33 volte p90 nella trequarti offensiva, oltre 10 tocchi in più rispetto ai 21 di Darmian e il divario si fa ancora più netto andando a vedere i tocchi effettuati nell’area di rigore avversaria, 5,15 p90 per il marocchino e solamente 1,8 per l’italiano. Ne consegue anche una consistente differenza tra le conclusioni effettuate verso la porta avversaria; Hakimi riesce a concludere a rete 1,53 volte p90, andando a consolidare la sua reputazione di attaccante aggiunto alla manovra (escluso Robin Gosens, anche lui appaiato a quota 6 reti, nessun quinto di centrocampo o terzino ha segnato tanto quanto Hakimi in Serie A), Darmian al momento non è ancora riuscito ad effettuare un solo tiro in porta da quando è all’Inter, andando per certi versi a confermare la sua scarsa vena realizzativa. La sua non spiccata verve nell’area avversaria era effettivamente uno dei principali motivi che ci aveva fatto presupporre una sua collocazione più arretrata in campo, tuttavia è chiaro come Conte abbia voluto sfruttare la sua ancora ottima condizione atletica sulla corsia laterale, avendo in più la consapevolezza che nelle fasi di difesa posizionale a 5 difficilmente un giocatore come Darmian concederà sbavature o disattenzioni.
L’importanza di farsi trovare pronti
Come abbiamo appena evidenziato, le differenze tra l’apporto offensivo di Hakimi e quello di Darmian sono per certi versi enormi e la presenza in campo dell’ex Parma a discapito di quella di Hakimi indubbiamente riduce in maniera importante il ventaglio di soluzioni offensive dell’Inter. È però altrettanto importante sottolineare come il poter disporre in rosa di un esterno in grado di fornire tali garanzie tattiche può risultare di vitale importanza nell’arco di una stagione. Perché anche il poter contare sulla solidità di un elemento d’ordine come Darmian è estremamente importante per una squadra che vuole mantenersi al vertice durante tutta la lunghezza estenuante di una stagione, perché sa qual è il suo ruolo all’interno delle gerarchie, lo rispetta a pieno e quando viene chiamato in causa difficilmente tradisce, perché Darmian non è l’esterno che l’Inter merita, ma quello di cui ha bisogno.