La nuova vita di Eriksen
Sono le 15 di un normale mercoledì pomeriggio di gennaio, fa freddo, l’Italia è divisa a colori e l’Inter sta per affrontare la Fiorentina al Franchi, in una gara valida per l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia. I nerazzurri vengono dal turbolento pareggio in trasferta con la Roma (dopo una gara per lunghi tratti dominata) e nel week-end sono attesi dal big match contro la Juventus. Come è lecito aspettarsi Conte mette mano all’undici titolare apportando diverse modifiche, facendo riposare alcuni uomini chiave come Brozovic e Lukaku. Trovare chi faccia rifiatare proprio Brozovic e Lukaku è un problema che l’Inter si porta dietro dalla scorsa stagione e l’unica strada per colmare questi due spot sembrava poter essere il mercato di riparazione. Non è stato così perché soluzioni esterne il mercato di gennaio non ne ha portate, ma a distanza di più di un mese da quella partita, possiamo dire che l’Inter uno dei due problemi potrebbe averlo risolto.
Una nuova vita?
Conte sorprende tutti e schiera Eriksen nel ruolo di regista davanti la difesa. L’Inter, in generale, gioca una partita sufficiente creando molto ma, come spesso le accade, concretizzando poco. La partita infatti sarà decisa solo al 119’ da un colpo di testa di Lukaku entrato nel secondo tempo. L’attenzione dei tifosi però, per tutta la partita, è stata concentrata su Eriksen e su come si trovasse nel suo “nuovo” vestito.

La partita di Eriksen è stata tutto sommato positiva; il danese ha toccato 99 palloni (solo Kolarov ha effettuato più tocchi, con 106) ed ha fornito un contributo al gioco dell’Inter sotto diversi aspetti, nonostante qualche fisiologica palla persa. Lui e Lukaku sono stati i due giocatori che hanno effettuato più tiri verso la porta (3); inoltre Eriksen ha propiziato il goal dello 0-1, ha fornito un passaggio chiave ed è stato il giocatore interista che ha messo a segno più passaggi in avanti, ben 34. Per quanto riguarda la fase difensiva non è stato sollecitato molto, complice il fatto che per lunghi tratti sia stata l’Inter a controllare la partita, ma ha comunque compiuto 5 recuperi (più di tutti gli altri centrocampisti che hanno giocato).

La prima partita nella posizione di regista non ha certamente lasciato il segno nei ricordi di noi tifosi, ma indubbiamente ha fatto capire che quella intrapresa da Conte potesse essere la strada giusta, quantomeno per non sprecare completamente il talento cristallino del mago danese.
La seconda partita da titolare di Eriksen da regista, quella contro il Benevento, ha confermato i progressi e ha mostrato alcune potenzialità del suo gioco che potrebbero far comodo all’Inter, soprattutto in partite dove gli avversari tendono a rimanere compatti e ad adottare un approccio difensivo basato sulla difesa posizionale. Sfruttando l’atteggiamento decisamente attendista del Benevento, la squadra nerazzurra ha avuto in mano il pallino del gioco dal primo all’ultimo minuto, e questo ha aiutato Eriksen ad entrare subito in partita. Contro i campani ha toccato ben 129 palloni, effettuando 100 passaggi e dimostrando di essere un giocatore che ha bisogno di toccare molti palloni per associarsi al meglio con i compagni e poter incidere nella partita.
Vediamo ora in che modo Eriksen, con la sua qualità, ha influenzato la gara. Risalta subito agli occhi la pericolosità del danese sui calci piazzati: l’autogoal di Improta che sblocca il match nasce proprio da una punizione laterale calciata magistralmente da Eriksen. Abilità nei calci piazzati che si era vista anche nel derby di Coppa Italia di quattro giorni prima, in cui il danese entrato a gara in corso, aveva messo a segno il goal vittoria al fotofinish con una punizione dal limite di pregevole fattura che aveva contribuito a creare ancora più hype intorno al giocatore forse più discusso dell’Inter di Conte. Ma l’apporto di Eriksen contro il Benevento non si è certo limitato ai soli calci piazzati, infatti è stato molto utile in fase di possesso attraverso l’utilizzo frequente dei cambi di gioco, molto utili per muovere la palla e manipolare l’assetto difensivo avversario.

La terza possibilità di cui l’Inter dispone con Eriksen in campo è sfruttare la sua qualità tecnica per verticalizzare improvvisamente su uno dei due quinti o su una delle due punte.

Le diversità con Brozovic
Sulle differenze tra l’interpretazione del ruolo di regista tra Brozovic ed Eriksen si può dire qualcosa, ma non possiamo ancora esprimere un parere completo per due motivi principali: il primo è che il campione di partite di Eriksen giocate da regista è molto piccolo e questo non ci permette di dare un giudizio definitivo; il secondo è che in queste 2 partite giocate il danese, come già detto, per quanto riguarda i compiti difensivi è stato sollecitato veramente poco, anzi in una delle due (Benevento) praticamente mai. E per poterli confrontare questo è un dato fondamentale, in quanto un centrocampista che gioca in quella posizione ha importanti compiti anche in fase difensiva. Quindi, in sostanza, potremmo dire che una differenza tra i due può essere identificata nel modo in cui gestiscono il pallone: Eriksen dà la sensazione di poter controllare e gestire il ritmo della partita a suo piacimento (giocando corto o accelerando improvvisamente con uno dei suoi lanci in verticale), mentre Brozovic risulta sicuramente meno imprevedibile ma più ordinato ed equilibrato nella gestione del pallone. Sulla fase di non possesso possiamo analizzare alcuni compiti che svolge Brozovic, aspettando che il campo ci dia ulteriori elementi per capire a che punto sono i progressi di Eriksen.


Bisognerà verificare se Eriksen sarà in grado di adattarsi a tali situazioni di gioco, e andrà anche verificato se migliorerà nella gestione, nella protezione della palla nell’1vs1 e nello smarcamento. Questi progressi saranno necessari se Eriksen vorrà cercare di svincolarsi da eventuali marcature a uomo, con le quali Brozovic convive quotidianamente.
Da alternativi a complementari
In queste ultime gare però è successo ancora altro, infatti le novità non si sono limitate alla nuova posizione di Eriksen. Sì, perché Conte, ha deciso di schierare insieme sia il danese che il croato e ha deciso di farlo in una partita importante come la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Questo è stato un segnale molto forte riguardo i progressi ottenuti da Eriksen in quest’ultimo mese e, complice l’infortunio di Vidal (assente dalla trasferta di Firenze) e la relativa affidabilità di Gagliardini, il danese ha giocato, insieme al croato, sia contro la Juventus che contro la Lazio.
Contro la Juve la mossa Eriksen è stata probabilmente dettata sia dal fatto che i nerazzurri partivano da una situazione di svantaggio e avevano bisogno di trovare subito il goal, sia per una precisa strategia tattica. Infatti, con Eriksen in campo, si è potuta aggirare la strategia in fase di non possesso della Juventus che ha visto Kulusevski in marcatura a uomo su Brozovic (proprio come successo all’andata). Il danese, che partiva da una posizione di mezz’ala sinistra, si è abbassato molto in fase di costruzione e di fatto di è sostituito in più di un’occasione a Brozovic. La partita di Eriksen è stata di supporto a quella di Brozovic: il danese ha toccato 59 palloni, mentre il croato 70 e fin quando Eriksen è stato in campo, in fase di costruzione i due si sono divisi i compiti.

Ulteriori indicazioni sui miglioramenti espressi da Eriksen sono arrivati dalla partita contro la Lazio, in cui è stato riconfermato nella posizione di mezz’ala sinistra. Contro la squadra capitolina però non si è “limitato” ad aiutare Brozovic nella fase di impostazione del gioco, ma si è mosso molto anche verso l’esterno. Questo fa capire come il danese abbia aderito ai codici di gioco di Conte e come il lavoro, fatto da entrambi le parti, stia finalmente portando dei frutti.


Anche le parole di Conte alla stampa nel post-partita del match contro la Lazio hanno voluto rimarcare i progressi del danese:
“Eriksen ora gioca con un ritmo diverso, ha una gamba più rabbiosa. Avere Christian è un’arma in più per noi, ora sono più sereno a puntare su di lui. Sta iniziando a capire cosa vogliamo da lui. Ha giocato due partite di fila e ha fatto una buonissima partita”
C’è la sensazione che ci sia stata veramente una svolta: i miglioramenti di Eriksen sono costanti e queste dichiarazioni di Conte non sono certo casuali. Adesso ha anche iniziato a capire e a parlare in italiano e quel suo “meglio meglio” nell’intervista all’intervallo di Inter-Lazio è già un tormentone social.
Sembra passata una vita da quando, all’alba del mercato di gennaio, il danese sembrava pronto a partire. Probabilmente è mancato l’acquirente giusto e col senno di poi possiamo dire: meglio meglio così. Serviranno altre partite per comprendere a pieno se questi passi in avanti saranno definitivi e consolidati, ma certo è che questa trasformazione di Eriksen da problema a risorsa potrebbe essere quel qualcosa in più che, anche in ottica scudetto, potrebbe fare la differenza.