Come Lukaku passa da un estremo all’altro
Spesso accade che la “punta di diamante” delle big venga discussa come uomo copertina e la sua immagine sia messa sotto i riflettori. Sia che la sua squadra abbia un buon momento di forma o trascorra un periodo buio è indifferente. Per Romelu Lukaku la regola non fa eccezione e in queste settimane si parla di re nerazzurro, capace di piegare prima la Lazio e poi il Milan. Eppure, fino a sole due settimane fa, era in auge una discussione sullo status come giocatore del belga, considerato fuoriclasse da alcuni e mediocre da altri.
Il dibattito dall’esito altalenante è dovuto al fatto che le prestazioni individuali di Lukaku dipendono molto dal contesto tattico che affronta, a volte favorevole alle sue caratteristiche e altre limitante.
Quello che non cambia è la sua importanza nel sistema di gioco e per poter valutare Big Rom è fondamentale comprendere le richieste di Conte. Le punte del suo 3-5-2 devono ricevere palloni puliti per consentire ai compagni di inserirsi, rendendo la manovra veloce e pericolosa. Per questo a volte si dice erroneamente che il gioco dell’Inter consista solamente nell’appoggiarsi al gigante belga, ma la realtà è ben diversa.
Il mansionario di Lukaku
Come ormai sappiamo tutti, l’Inter è solita iniziare la costruzione dal basso, nel farlo ha diversi modi per eludere la pressione avversaria: l’abilità dei braccetti in conduzione, il supporto dei centrocampisti, la rotazione tra difensore laterale-mezzala-esterno e lo svuotamento del centro del campo per liberazione di un corridoio per le punte. Spetta quindi soprattutto a Lukaku abbassarsi per fare da raccordo tra difesa e attacco.


Oltre ad aiutare in prima costruzione, il 9 nerazzurro costituisce un tassello importante anche in fase di risalita del campo, in grado di svolgere il compito di attaccante associativo. Quando viene attivata la rotazione nella catena di destra, infatti, Lukaku si propone sempre per fluidificare la manovra. Creare densità di uomini nel mezzo spazio costringe sia i difendenti avversari a prendere decisioni forzate, sia a liberare il lato opposto dalle marcature.

Fino ad ora abbiamo analizzato situazioni in cui l’Inter ha attaccato una difesa schierata. Eppure, le migliori qualità di Lukaku emergono nelle transizioni positive, soprattutto quando ha la possibilità di partire in conduzione a campo aperto. In queste situazioni il belga è inavvicinabile, dato l’utilizzo impeccabile della sua possente stazza per allontanare i difensori in un primo momento e della velocità impressionante che riesce a raggiungere quando ha praterie per correre. In questi casi, i compagni cercano sempre di servirlo in modo che possa subito giocarsi l’1v1 contro il marcatore, ben consapevoli di quanto sia difficile fermarlo.
Infatti, se osserviamo i dati, in Serie A è tra i giocatori che ricevono più passaggi progressivi (13.18 p90).



A volte capita anche che sfrutti la sua buona visione di gioco agendo quasi da trequartista. Non lo fa sempre in maniera precisa, ma a volte è anche capace di spostare il gioco in maniera intelligente sul lato debole.

Big Rom svolge anche un ruolo importante in fase di rifinitura. Spesso i compagni si appoggiano a lui per combinare in area di rigore. Questo compito, nonostante il suo fisico suggerisca possa calzargli a pennello, è quello che soffre di più. Infatti, non sempre riesce a ricevere in maniera pulita e la sua mole rende ogni controllo difficile. Per questo alterna momenti in cui addomestica la sfera come pochi potrebbero fare ad altri in cui sbaglia stop elementari, pur rimanendo una risorsa importante per la squadra riuscendo spesso a favorire gli inserimenti dei compagni.


Ricordiamoci che stiamo parlando di un attaccante, capace di segnare 57 goal in 81 presenze con la maglia dell’Inter. Lukaku è capace di costruire azioni individuali sfruttando le caratteristiche descritte fino ad ora, ma anche in area di rigore possiede un buon decision making e posizionamento che gli permettono di vincere i duelli col portiere e a farsi trovare pronto per i passaggi. Qui è difficile tracciare uno schema fisso dei movimenti del belga perché può decidere di adattarsi alle varie situazioni, decidendo lui stesso se calciare da lontano, tentare l’ingresso in area o appoggiarsi a un compagno.

Lukaku partecipa anche alla fase di non possesso. Quando gli avversari costruiscono dal basso, Lukaku si attiva in pressione ostruendo le linee di passaggio avversarie, alzandosi sull’uomo quando è necessario che il possesso avversario si sposti nella zona debole. Mentre Lautaro si alza aggressivamente forzando la giocata del difensore, Lukaku cerca di manipolare la zona dove si muove la sfera, avendo meno compiti nell’ostacolare la costruzione bassa degli avversari.

La ragione di questa diversificazione sta nel fatto che Lukaku deve concentrarsi in smarcatura preventiva: è lui il primo indiziato a ricevere la sfera in caso di riconquista del pallone.

Il periodo di appannamento di Lukaku
Il 2021 fornisce un buon campione di gare contestualmente avverse al gioco di Romelu Lukaku e ci può aiutare a comprendere quali sono le sue difficoltà.
Uno dei principali punti di debolezza del belga è spesso il primo controllo. Come abbiamo mostrato, tutta l’Inter si muove per poter permettere al suo 9 di ricevere palloni puliti, in modo che abbia tempo e spazio per controllare venendo pressato il meno possibile. Questo, però, non viene sempre consentito dagli avversari, soprattutto quelli che difendono mantenendo un baricentro basso.
Nelle gare contro Udinese (baricentro in non possesso a 39.43 metri, lunghezza 22.76 metri), Benevento (43.43 metri, 27.71 metri) e Fiorentina (50.89 metri, 26.83 metri), avversari decisi ad aspettare l’avanzata dell’Inter formando un blocco arretrato, Lukaku ha faticato ad incidere.
Il belga è stato pressato e per quanto sia migliorato nella difesa del pallone, l’aggressività dei rivali ha fatto emergere i suoi limiti di coordinazione negli spazi stretti a causa della stazza. Gli spazi al limite dell’area erano intasati e Lukaku è forzato ad indietreggiare per svolgere il compito di centravanti boa (dato che, contro alcuni avversari, la costruzione dal basso non attira la pressione), ricevendo spesso dei palloni difficilmente giocabili.

Per aggirare questo blocco, a volte i compagni provano a servirlo con palloni alti ma anche questo fondamentale è una nota dolente del belga che in questa stagione Serie A vince 1.07 duelli p90 (collocandosi solamente nel 34° percentile tra gli attaccanti).

Questo discorso si applica anche in area di rigore. Soprattutto quando viene ben presidiata, spesso Lukaku non è in grado di prendere il tempo agli avversari o di tagliare davanti a loro e quindi, nonostante la sua mole imponente, non riesce a rendersi pericoloso. Infatti, non ha ancora segnato di testa in Serie A quest’anno (4 l’anno scorso).
Un’altra situazione che ci mostra le difficoltà di Lukaku riguarda, ovviamente, le marcatura stretta di un difensore di alto livello. Soprattutto quando gli avversari riescono a pareggiarne la fisicità (ultimamente abbiamo visto Chiellini e de Ligt, per esempio), il belga deve fare la guerra su ogni pallone. In questi casi è spesso la tecnica a fare la differenza tra un duello vinto e uno perso e abbiamo visto come non sempre Lukaku riesca a controllare con raffinatezza il pallone.

Ancora decisivo, nel bene e nel male
Prendiamo il meglio e il peggio di Lukaku con un parallelo tra 4 partite: quelle contro Lazio e Milan a confronto con Udinese e Fiorentina.
Partendo dai dati, guardiamo quanti metri di campo ha conquistato in progressione.
Nel derby, il belga è avanzato per ben 98.75 metri palla al piede mentre con i biancocelesti 79.55. Le ultime due vittorie dell’Inter si sono rivelate il contesto perfetto con praterie alle spalle dei terzini (vs Milan) e dei centrocampisti (vs Lazio), senza giocatori in grado di contenere fisicamente Big Rom.
Contro Udinese e Fiorentina, gli spazi erano intasati e Lukaku non ha mai avuto occasioni di girarsi e portare avanti il pallone ed è stato costretto a limitare il suo gioco applicandosi da torre, guadagnando solamente 27.43 metri contro la Fiorentina e 18.28 miseri metri contro l’Udinese.
Per queste ragioni si dice che Lukaku “fatichi contro le big” ma bisogna anche ragionare sull’affermazione: sono sempre le grandi squadre a metterlo in difficoltà oppure è il contesto? Abbiamo visto da quest’esempio che non sono per forza i team d’alta classifica a limitarlo e i detrattori non potranno non considerare i match contro Milan e Lazio.
Senza considerare, inoltre, che contro le big è naturale affrontare avversari più blasonati e quindi tutti i giocatori possono affrontare dei problemi.
E poi, in Serie A, Big Rom è statisticamente tra i migliori: secondo nella classifica marcatori con 17 goal, 0.85 xG p90 (95° percentile), 0.28 xA p90 (anche qui 95° percentile). Come giocatore, dosa anche bene le scelte e tira in porta quando sa di poter esser pericoloso con 1.45 tiri in porta p90 (89° percentile) ed ogni suo tiro vale 0.23 npxG (97° percentile).
Un altro dato interessante: con Lukaku in campo, l’Inter sigla una rete ogni 114 minuti (con Vieri la media era di un goal ogni 118 minuti).
Insomma, Lukaku è la macchina perfetta per il sistema di gioco di Conte che da esso ne trae tutti i benefici ma anche i suoi difetti.
Fonte Dati: FBref