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Debacle: Inter-Real Madrid 0-2
26 Novembre 2020

Debacle: Inter-Real Madrid 0-2

Gabriele Raso

La sconfitta casalinga pone numerose ombre sulla direzione intrapresa dal progetto tecnico nerazzurro e azzera quasi totalmente le possibilità di qualificazione alla fase ad eliminazione diretta.

Alla vigilia dell’incontro, in conferenza stampa, Handanovic aveva affermato: “se guardiamo le gare che abbiamo giocato e come le abbiamo giocate, possiamo recriminare più degli altri”, e a posteriori anche gli Expected Goal hanno confermato le impressioni del capitano nerazzurro; le prestazioni passate non sono però un’assicurazione in vista delle gare future. L’Inter si presentava sì con i rimpianti dei punti persi contro Borussia e soprattutto Shaktar, ma era anche conscia della sua forza, dato che nella gara d’andata contro il Real era riuscita a rimontare uno svantaggio di due reti e in alcuni momenti della gara aveva dato l’impressione di poter portare a casa i 3 punti.

Rispetto alla gara d’andata, il Real si presentava senza giocatori-cardine come Ramos e Benzema, e con Casemiro appena negativizzatosi dal Covid-19. In compenso, l’Inter poteva contare sul recupero di Lukaku, Skriniar e Sanchez. L’ambiente nerazzurro si è approcciato alla sfida europea con una buona dose di ottimismo, ma non bisogna mai dimenticare la forza del Real Madrid, che, anche con assenze significative, può sempre schierare una rosa di alto profilo con giocatori di enorme esperienza nella competizione più importante e che sanno come svoltare a loro favore i momenti cruciali delle partite.

La qualità del Real ha fatto la differenza
Il Real si è presentato a San Siro con un 4-3-3, con Nacho al posto di Ramos al centro della difesa di fianco a Varane, col ritorno di Carvajal sull’out di destra e con la riconferma di Mendy dall’altro lato, che aveva ben figurato contro Hakimi nella partita d’andata. A centrocampo Casemiro non è partito dal 1’ e nella sua posizione ha agito Kroos, con ai suoi lati Modric e Odegaard. In avanti il tridente offensivo era composto da Hazard, Mariano Diaz (al posto di Benzema) e Lucas Vazquez, riportato nella sua posizione naturale con il ritorno di Carvajal. Conte ha schierato l’Inter col 3-5-2/3-4-1-2 ibrido, con un centrocampo molto fluido composto da Barella, Vidal e Gagliardini, e con Hakimi e Young sulle fasce. In attacco e in difesa Conte ha potuto schierare i titolari con il ritorno di Skriniar e il recupero di Lukaku, assenti nella gara di Valdebebas.

Nel Real Madrid l’abbassamento di Kroos tra i due centrali ha favorito la salita dei terzini, ma ha anche garantito alla retroguardia la superiorità numerica contro la prima linea di pressione avversaria (composta da Lukaku e Lautaro); questo movimento di Kroos (autore di ben 15 passaggi progressivi) non è stato seguito da Vidal, che è rimasto in una posizione più arretrata per schermare la linea di passaggio centrale. Le ali del Real si sono spesso cambiate di posizione coi terzini, con un giocatore ad occupare l’ampiezza per bloccare l’uscita del quinto interista, e sono stati quindi Gagliardini e Barella ad uscire sulle ali o sui terzini avversari, spesso creando un buco centrale per le ricezioni di Modric (che ha ricevuto 97 passaggi dei 100 di cui è stato destinatario) e di Odegaard.

Kroos è libero di impostare, Mendy abbassa Hakimi, e il Real crea un isolamento con Hazard, che può puntare Barella.

Alla scelta di Zidane di puntare su un centrocampo dall’altissimo tasso tecnico ha corrisposto la scelta di Conte di schierare ben 3 interditori, puntando su una partita ad elevata intensità e sul recupero delle seconde palle in zone avanzate. Il Real è riuscito, sin dai primi minuti, ad imporre un ritmo basso, con una circolazione ordinata e la creazione di triangoli in fascia volti a disordinare lo schieramento avversario.

(Immagine 1) le posizioni di Mendy e Hazard favoriscono la conduzione di Nacho, che inizialmente si appoggia su Mendy per poi scattare in profondità, mentre Hazard inizialmente accentrato si fa incontro a Mendy. (Immagine 2) Hazard riceve da Mendy e si allarga, mentre il terzino francese va ad occupare lo spazio lasciato libero dall’ala belga, mentre Nacho va ad occupare lo spazio che nella prima foto occupava Mendy. Hazard esegue un uno-due con Nacho, il centrale spagnolo taglierà poi in diagonale verso l’area (sorprendendo la difesa nerazzurra), mentre Mendy eseguirà il movimento opposto. I continui scambi di posizione e la velocità della circolazione hanno mandato fuori giri la difesa dell’Inter.

Da una di queste situazioni, propiziata dalla conduzione e dall’inserimento di Nacho in area di rigore, il Real ha trovato il vantaggio grazie al rigore causato dall’atterramento di Nacho in area da parte di Barella. Il vantaggio blancos dopo appena 7’ ha messo in salita la partita per i nerazzurri; il Real Madrid si è abbassato per difendere con un blocco medio, l’Inter non è mai riuscita a trovare spazi all’interno dello schieramento avversario, e le verticalizzazioni forzate in direzione delle punte sono state agevolmente sporcate; ciò ha portato l’Inter a disordinarsi. Il Real Madrid ha adottato un pressing intermittente: la prima costruzione nerazzurra sulle situazioni di open-play non sono state pressate, mentre sulle situazioni statiche i giocatori del Real si sono accoppiati a quelli dell’Inter; questo atteggiamento si è alternato con un gegenpressing molto intenso una volta persa palla.

L’Inter recupera palla e sul passaggio laterale di Gagliardini si avvia il pressing del Real; il passaggio orizzontale di Young mette in difficoltà De Vrij e Skriniar, che in scivolata tocca per Vidal, che alla cieca apre per Hakimi favorendo l’intercetto di Mendy.

La circolazione interista è risultata molto lenta: l’assenza di Brozovic, ingranaggio tanto importante quanto sottovalutato per l’uscita palla dalla difesa nerazzurra, ha portato l’Inter a disporsi in maniera disordinata, con Gagliardini incapace di dare i giusti tempi all’uscita palla nerazzurra e con Vidal e Barella che non sono riusciti ad aprire linee di passaggio per i compagni in possesso, facilitando non poco la difesa posizionale del Real.

Gagliardini non offre una linea di passaggio sicura per Bastoni, Odegaard può così controllare sia Gagliardini che coprire la linea di passaggio per Vidal. Bastoni girerà palla dietro a De Vrij per poi lamentarsi coi compagni.

Il rosso a Vidal
Nella fase centrale del primo tempo, l’Inter è riuscita ad entrare in partita, grazie ad alcuni recuperi palla nella metà campo avversaria e a qualche cross messo in area. Proprio da un pallone recuperato da Gagliardini a pochi metri dalla linea di fondo, l’Inter ha creato l’azione più pericolosa della gara, con Vidal che ha ricevuto un pallone al limite dell’area piccola, senza però riuscire a girarlo in porta per via dell’intervento di Varane. Questa è stata probabilmente la sliding-door della gara: l’arbitro non ha assegnato il rigore e Vidal nel giro di pochi secondi si è fatto prima ammonire e poi espellere per proteste. Per l’Inter, già in difficoltà e sotto di un goal, l’inferiorità numerica è stata il colpo di grazia. Conte ha riorganizzato la squadra con un 4-4-1, rinunciando alla difesa a 5 per non finire schiacciato nella propria area; Hakimi è salito a centrocampo e Skriniar è stato spostato a terzino destro, mentre Lautaro si è abbassato nel ruolo di ala sinistra. Nella ripresa, per rimettere Skriniar al centro della difesa, Conte ha sostituito Bastoni con D’Ambrosio (terzino destro di ruolo) e Lautaro con Perisic (ala di ruolo). L’Inter ha riproposto il 4-4-1, con una difesa corta e compatta su due linee da 4, rinunciando al pressing e aggredendo l’avversario solo una volta persa palla.

Le due linee da 4 su cui si dispone l’Inter. La distanza tra i reparti resta però tanta e Modric riesce a servire lo smarcamento di Odegaard tra le linee

Tutto sommato, l’Inter è entrata bene nel secondo tempo, con qualche buona combinazione ha risalito il campo e da una punizione guadagnata da Perisic è riuscita anche a costringere il Real a una fase di difesa posizionale. L’Inter, nonostante lo svantaggio numerico e di risultato, per qualche minuto ha dato l’impressione di poter ritornare in partita, fino a che dagli sviluppi di un calcio d’angolo Rodrygo ha chiuso la partita fissando il risultato sullo 0-2.

I minuti finali sono stati un lungo monologo del Real, che ha gestito palla e disordinato lo schieramento avversario; l’Inter si è affidata a qualche combinazione rapida e a qualche giocata individuale per risalire il campo, ma non ha creato veri pericoli per la porta di Courtois. I minuti finali hanno visto un’Inter fiaccata sia dall’inferiorità numerica, sia dai cambi volti a preservare alcuni titolari e a dare qualche scampolo di partita a giocatori meno utilizzati.

Sotto di un uomo e di due goal, il gap tecnico emerge impietosamente per l’Inter. L’azione parte addirittura dai piedi di Courtois e giunge apparentemente indisturbata fino alla trequarti, coi giocatori dell’Inter che corrono a vuoto

Che direzione sta prendendo il progetto tecnico nerazzurro?
L’intenzione di Conte, ad inizio della stagione, era certamente quella di avere una squadra maggiormente proattiva, che riuscisse ad avere il controllo della sfera e per mezzo di questa trovare l’equilibrio. Le scelte di ieri cozzano pesantemente con questa visione e pongono numerosi dubbi su una squadra che da inizio stagione lancia segnali contraddittori. Conte, allenatore dalle idee e dai principi solidi, pare aver smarrito la bussola, e certamente il poco tempo tra una partita e l’altra non aiuta il lavoro del tecnico, che non riesce a cementare l’identità della squadra dovendo lavorare sempre in preparazione della partita successiva. Al momento l’Inter pare persa in un limbo fatto da principi di gioco ben assimilati e direttrici di sviluppo del progetto tecnico che tra loro paiono andare in conflitto: l’Inter è una squadra che ha rinunciato alla costruzione arretrata e all’asse composto dalle punte, per concentrarsi su una manovra più palleggiata, ma allo stesso tempo disordinata e che più e più volte ha esposto la squadra a transizioni di difficile gestione. In questa stanza dei paradossi che è l’Inter, il copione, predisposto per inserire gli interpreti di maggiore qualità in rosa, viene recitato da giocatori che, pur non riuscendo a rendere al meglio in un simile contesto, offrono maggiori garanzie dei giocatori per i quali questo copione è stato redatto (vedasi la situazione di Eriksen, al quale vengono sempre preferiti Gagliardini o Vidal).

Dopo quattro gare di Champions, i nerazzurri sono ultimi nel girone di Champions League con soli due punti e ormai la squadra di Conte non è “padrona del proprio destino”; vincere le due gare contro Borussia e Shaktar potrebbe non essere sufficiente per accedere agli ottavi, in quanto il Borussia con un solo punto supererebbe aritmeticamente il girone. L’eliminazione prematura dalla Champions avrebbe anche gravi ripercussioni economiche per le casse dell’Inter, già gravate dalla pandemia.

Gabriele Raso

→ Gabriele Raso

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