Avversari Champions: Il Real Madrid
Quando pensiamo al Real Madrid vengono subito in mente le numerose imprese sportive ed i grandi campioni che hanno rappresentato la camiseta blanca nel corso degli anni. La ragione dietro gli innumerevoli successi che hanno reso grande questo club va ricercata nella sua storia e nella peculiarità della sua gestione nel corso del tempo. Fin dalla sua fondazione (nel 1902) venne deciso che la proprietà ed il management finanziario del club fossero nelle mani dei suoi supporters in qualità di ‘’socios’’ (le società calcistiche spagnole sono per loro tradizione ad azionariato popolare o diffuso, anche se ormai solo 5 club mantengono questa struttura societaria: il Real Madrid, il Barcellona, l’Athletic Bilbao, l’Osasuna e il Real Murcia). La partecipazione diretta agli affari del club ha generato una forte identità e un grande senso di responsabilità. Basti pensare che ad oggi per ottenere una membership card bisogna essere raccomandati da altri due membri e bisogna aderire ad un codice di condotta morale (pena azioni disciplinari). Ai socios vengono garantiti dei privilegi come il diritto di voto ed accesso ai 65000 abbonamenti annuali allo stadio messi in palio dalla società. Mentre alcuni dei requisiti per candidarsi alla carica di presidente del club sono: nazionalità spagnola, essere socio del club da più di dieci anni e garantire un deposito di 57 milioni di euro. Il che assicura che solo imprenditori di comprovato successo possano ambire alla posizione. Nell’ultimo ventennio Florentino Perez ha ricoperto la carica di chairman (con la parentesi 2006-09 di Ramon Calderon) mantenendo le promesse di stabilità e crescita finanziaria e guidando il club verso un ciclo di vittorie internazionali clamorose, che hanno ribadito più che mai la supremazia del Real nel gotha del calcio internazionale.
L’allenatore
Zinedine Zidane è stato uno dei calciatori più talentuosi e vincenti di tutti i tempi. Dopo il ritiro ed un periodo sabbatico dal 2010 Zizou torna ad orbitare attorno al mondo blancos ricoprendo diversi ruoli manageriali (special advisor, sporting director, assistant coach). In quegli anni Zinedine oltre a conseguire un diploma universitario (presso la prestigiosa Università di Limoges), visita diversi colleghi allenatori per imparare da diverse culture sportive tra cui Marcelo Bielsa (a Marsiglia) e Pep Guardiola (a Monaco). Il suo stile di gioco sembra tuttavia rifarsi alle influenze ricevute durante la sua carriera da calciatore (in particolare sotto la gestione Lippi e del Bosque), costruendo trame tattiche che partano dall’esaltazione del talento offensivo dei suoi calciatori e concentrandosi sulla mentalità del gruppo. Non rifacendosi a particolari dogmi tattici o moduli rigidi e variando di partita in partita l’impostazione dei match in base alle caratteristiche degli avversari. Nella stagione 2014-15 diventa il nuovo allenatore del Real Madrid Castilla (squadra b) per poi essere promosso allenatore della prima squadra nel gennaio 2016 a seguito dell’esonero di Rafa Benitez, diventando uno degli allenatori più vincenti della storia di questo sport, grazie al record di tre vittorie consecutive della Champions League oltre a numerosi trofei nazionali.
Fase di non possesso e pressing
Nelle ultime uscite Zidane ha adottato come modulo base il 4-3-3, che con l’abbassamento delle ali sulla linea dei mediani mutava in 4-1-4-1/ 4-4-2 in fase di non possesso.

Il Real difende la costruzione dal basso degli avversari con un blocco alto. Disponendo i tre attaccanti ai limiti dell’area, pressando il portatore di palla e orientando progressivamente le scalate uomo su uomo per coprire ogni opzione di passaggio ed indurre l’avversario all’errore e la riconquista della palla ripartendo da zona vantaggiosa. Un sistema non privo di vulnerabilità. In questo inizio di stagione il Real ha sofferto di una certa penetrabilità sia a causa della scarsa aggressività nel portare il pressing che di tempi di uscita sbagliati, concedendo molte azioni pericolose.

In generale la tenuta difensiva ha mostrato una eccessiva dipendenza dalla presenza di Ramos nell’undici. Un elemento in grado di dare da solo ordine e sicurezza al reparto e di porre rimedio agli errori dei compagni grazie alle sue letture difensive di alto livello.
Individualità
Dopo gli straordinari successi del triennio 2016-2018 il Real sta vivendo una prolungata fase di transizione (a cui si aggiungono le difficoltà legate alla pandemia in corso). La linea del club per rinnovare la generazione dei fenomeni consiste nell’investire forte sullo scouting dei migliori giovani in circolazione, prima che diventino calciatori affermati, cercando di anticipare la agguerrita concorrenza dei club rivali. Questa strategia ha ripagato sia arricchendo la rosa di talenti già utilizzabili (come Marco Asensio, Federico Valverde, Vinicius Junior, Rodrygo, Martin Odegaard), sacrificando giocatori di talento sull’altare delle plusvalenze, vedasi le cessioni di Achraf Hakimi e Sergio Reguilon.

Ciò nonostante, la spina dorsale di questa squadra sono ancora i calciatori che hanno reso grande il Real nel recente passato. Il già nominato Ramos che a trentaquattro anni è forse il miglior difensore al mondo. Karim Benzema che dopo la partenza di Ronaldo si è caricato il peso offensivo del Real sulle spalle. Toni Kroos, centrocampista di classe mondiale e playmaker insostituibile per gli equilibri di squadra.
Costruzione dal basso e fase di possesso
Il Real imposta il proprio gioco dal basso disponendosi con un 2+3, con il palleggio dal basso e cerca di attirare il pressing avversario così da eluderlo. Il 2+3 di costruzione è formato dai due difensori centrali più tre compagni disposti lungo la mediana che offrono contemporaneamente sbocchi centrali e laterali, cercando la superiorità numerica alle spalle della prima linea di pressione. Il sistema pensato da Zidane garantisce una certa fluidità negli interpreti e di volta in volta alterna soluzioni diverse a seconda del team che stanno affrontando. Ad esempio solitamente sono i terzini ad alzarsi in mediana. Ma contro il Barcellona era spesso Kroos ad allargarsi sulla sinistra prendendo il posto di Mendy col francese che scalava sulla trequarti, e Casemiro che occupava la posizione centrale in luogo di Kroos.

Nelle stagioni passate, in prima costruzione, nonostante Casemiro occupasse già nominalmente il vertice basso del centrocampo, Zidane era storicamente solito optare per centrocampisti più tecnici nell’impostare il gioco (bypassandolo o spostando il brasiliano in zone di campo più avanzate dove un eventuale errore nel palleggio è meno rischioso). Ma col minutaggio limitato che può offrire Modric (causa raggiunti limiti di età) e le insufficienti garanzie che offre Federico Valverde (qualche errore di troppo nelle scelte) il tecnico francese è costretto spesso a schierare lo stesso Casemiro nel ruolo di play basso, con un conseguente impoverimento tecnico e una manovra inevitabilmente meno fluida.

Superata la metà campo gli spagnoli cercano continui cambi di gioco per disordinare lo schieramento avversario. Il Real sovraccarica sistematicamente un lato del campo (spesso il sinistro) per poi attaccare gli spazi creati sul lato debole disponendo sempre almeno tre giocatori sulla linea dei difensori avversari pronti a tagliare dentro per l’imbucata. Anche i lanci di Ramos sono importanti per risalire il campo e sfruttare i sovraccarichi. Pur non avendo attaccanti specialisti assoluti del gioco aereo a volte Ramos indirizza i suoi lanci in zone ad alta densità di madridisti per poi sfruttare le seconde palle. Benzema ne è comunemente il destinatario e con i suoi movimenti spalle alla porta è bravo nel creare spazi per gli inserimenti dei compagni di cui è un’importante fonte di rifinitura.
180’ col Real Madrid
Nonostante i numerosi giovani di talento Zidane ha avuto indicazioni chiare dagli ultimi incontri. Ramos, Kroos e Benzema sono verosimilmente insostituibili (vedasi il disastro contro lo Shakhtar Donetsk). Gli spagnoli sono un team ancora in cerca della cosiddetta quadra tattica che possa svoltare la stagione. Zidane ha molte grane da risolvere, e probabilmente mai come ora gli è richiesto di trovare soluzioni in grado di limitare i difetti della propria squadra ricorrendo al gioco piuttosto che all’esercizio sapiente del grande talento a disposizione, come accadeva negli anni d’oro dei blancos. L’inesorabile declino fisico di Modric e Marcelo sta privando il tecnico francese di due interpreti raffinatissimi nel dettare i tempi di gioco, gravando grosse responsabilità di regia sulle spalle del solo Kroos. La squadra negli ultimi anni non è mai sembrata un fortino inespugnabile. Ma in questo inizio di stagione tra errori individuali ed una reiterata pigrizia difensiva i blancos sembrano particolarmente vulnerabili. Ma attenzione a sottovalutarli.
Il Real Madrid è una squadra orgogliosa ed astuta. Dispongono di interpreti esperti dallo spiccato talento offensivo che sanno indirizzare i momenti decisivi delle partite a loro favore.

Il Real vanta ancora un blocco di trascinatori in grado di tirare fuori la squadra dall’apparente stato di impasse. Dal canto nostro anche la squadra di Antonio Conte sembra navigare a vista in un inizio di stagione deludente e pieno di incognite. Nei 180’ contro il Real Madrid rischiamo di trovare una bestia ferita che ha voglia (e bisogno) di riscatto.
Chiavi tattiche
La partita si preannuncia il terreno ideale per una squadra come l’Inter che predilige attaccare in un campo largo contro squadre che le lasciano spazio. E’ difficile ipotizzare che tipo di partita preparerà Zidane. La sua storia di allenatore ci insegna che in molte occasioni, pur disponendo di una squadra con molti giocatori votati al calcio iper-offensivo non ha esitato a giocarsi match decisivi puntando ad un calcio più attendista, magari giocando qualche fase della partita più di rimessa. Le caratteristiche dell’Inter sembrano fatte apposta per punire quelle incertezze difensive e quella mancanza di applicazione nel pressing che il Real ha fatto vedere finora (soprattutto in Europa). L’Inter potrebbe verosimilmente mettere in difficoltà la linea arretrata dei blancos sovraccaricando di uomini gli esterni, situazione in cui hanno mostrato delle lacune nel difendere l’ampiezza (commettendo errori nelle scelte delle marcature). Magari sfruttando i tagli senza palla di Hakimi e Perisic. Zidane invece potrebbe cercare di sfruttare quei filtranti alle spalle della difesa (che tanto hanno fatto male all’Inter in questo avvio di stagione andando a guardare i goal subiti) per duellare contro i lenti difensori nerazzurri e sfruttare la velocità delle sue ali.
Inter e Real Madrid affronteranno il doppio incontro avendo entrambe molto da perdere. Tenendo un occhio a quello che accadrà tra Borussia e Shakhtar, per una delle favorite iniziali al passaggio del girone, potrebbe rivelarsi un ultima spiaggia. Per Antonio Conte invece potrebbe rappresentare il viatico ideale per imporsi coi colori nerazzurri e scacciare le voci maligne che lo accusano di essere un allenatore inadatto alle competizioni europee.