Avversari Champions: il Borussia Monchengladbach
Dopo i ruggenti anni 70 che videro il club conquistare 5 Bundesliga, 1 Coppa di Germania, 2 Coppa Uefa e raggiungere addirittura una finale di Coppa Campioni, per il club di Monchengladbach inizio’ un lungo periodo di declino ed anonimato, culminato con le stagioni in Zweite Bundesliga giocate tra il 1998/99-2000/2001 e il 2007/08. Negli anni a venire nonostante le difficoltà del ritorno nella massima serie il club è riuscito ad occupare stabilmente zone medio-alte della classifica ed a centrare sporadicamente la qualificazione ai gironi di Champions League senza mai tuttavia conquistare gli ottavi di finale. Nel 2019/20 la guida della squadra passa all’ex tecnico del Red Bull Salisburgo Marco Rose, il quale grazie ad uno stile di gioco proattivo ed ambizioso riporta il ‘Gladbach a giocare nella massima competizione europea, prossima avversaria di Real Madrid, Shaktar Donetsk ed Inter nel gruppo B.
Ma di che avversario stiamo parlando? Quale e’ il suo reale valore?
Il Borussia Moenchengladbach nel 2020
Nelle competizioni europee dove ogni partita può risultare decisiva, lo stato di forma in cui versano i team al momento degli incontri è spesso un fattore determinante, ed il divario tecnico può essere azzerato. Ad esempio la passata edizione dell’Europa League è stata vinta dal Siviglia, mentre in Champions League sono arrivate in semifinale le underdog Olympique Lione e RB Lipsia. Certamente non i club più ricchi o le rose sulla carta meglio dotate a livello tecnico.
Marco Rose, come molti sui colleghi, ha risentito della grande influenza tattica del duo Klopp/Guardiola sul calcio tedesco. Propone un calcio proattivo ed identitario basato su gioco diretto e rapida riconquista del possesso. Dopo gli ottimi risultati ottenuti a Salisburgo la panchina del ‘Gladbach rappresenta una scelta di continuità sulla falsariga del modello RB. Anche il club del basso Reno punta forte su giovani giocatori contraddistinti da doti fisiche importanti e buona tecnica individuale. Ma vediamo più nel dettaglio la proposta di gioco di Rose.
L’allenatore
Le sette stagioni da calciatore del Mainz allenato da Jurgen Klopp non tradiscono, Marco Rose manifesta una certa affinità elettiva verso quell’idea di calcio heavy metal che l’attuale tecnico del Liverpool soleva proporre quando militava in Germania. Dal punto di vista tattico predilige il 4-2-3-1, modulo di base che in fase di non possesso gli permette una copertura ottimale del campo sia centralmente che sulle fasce. L’idea è di schermare sistematicamente i passaggi indirizzati verso il centro e dirottare il possesso avversario sulle fasce dove i limiti spaziali laterali consentono di poter andare ad aggredire i portatori di palla con continui raddoppi di marcatura.
Pressing e gegenpressing
Il pressing portato dal ‘Gladbach è orientato sull’uomo e piuttosto spregiudicato, con continue scalate in avanti, anche a costo di lasciare la linea difensiva in situazioni di parità numerica in campo aperto. Un pressing ad alta intensità e dispendio energetico la cui efficiacia è resa possibile dalle caratteristiche degli interpreti. Un mix tra giocatori sovrastanti ed altri dal baricentro più basso reattivi negli scatti e nei cambi di direzione. Il connubio rende ogni duello individuale estremamente impegnativo per gli avversari. Il pressing sulla prima costruzione avversaria viene solitamente portato con un blocco medio-alto formato da i quattro giocatori più avanzati a cui si aggiunge uno dei mediani. Benché l’orientamento sia sull’uomo, Rose concede una certa flessibilità nella scelta delle marcature a seconda della disposizione posizionale degli avversari. L’impianto volge a coprire le linee di passaggio più corte ed evitare un uscita di palla pulita. Laddove la prima linea di pressione venga superata il tecnico ex Salisburgo si affida allo stile super aggressivo dei propri difensori, sempre pronti a rompere la linea ed in particolare i centrali a compensare l’assenza di uno dei mediani scivolando rapidamente in avanti.

Ovviamente la buona riuscita di tale meccanismo è condizionata in larga misura dalla qualità delle letture dei centrali, solitamente Nico Elvedi e Matthias Ginter. A dirla tutta la difesa del ‘Gladbach nell’ultimo anno è stata tutt’altro che imperforabile. La Volontà di mantenere la squadra corta, porta inevitabilmente la linea di difesa a giocare prevalentemente lontano dalla propria porta, il che presenta vantaggi e svantaggi. Gli interpreti hanno caratteristiche individuali funzionali alla filosofia di base di Marco Rose, cioè di difendere ad oltranza sempre in avanti. Sovente la linea di difesa mostra dei limiti evidenti quando deve coprire la profondità, facendosi trovare scoperta, non riuscendo a riordinarsi rapidamente e soffrendo tremendamente quando devono rincorrere gli avversari.

Ma la spregiudicatezza del sistema assicura dei buoni dividendi nell’eterno compromesso calcistico tra rischi presi e vantaggi ottenuti. Quando pressing e contropressing sono vincenti il Gladbach puo’ attaccare da posizioni avanzate e contare su molti giocatori sopra la linea della palla ed innescare transizioni rapide e velenose, sfruttando le abilità dei suoi avanti, molto veloci e in grado di saltare il diretto avversario. Il dato relativo al PPDA (media passaggi concessi all’avversario nella metà campo opposta per azione), nelle prime quattro giornate di Bundesliga, si attesta su un valore di 9.40 (fonte:Understat), quinto dato migliore della Bundesliga, a testimonianza di una squadra abbastanza intensa nel pressing, con l’intento di tenere la palla lontano dalla propria area, per il maggior tempo possibile, così da esaltare le proprie qualità e nascondere i difetti dei suoi giocatori (dato che in fase di difesa posizionale emergono i grandi limiti degli interpreti nelle marcature, in particolar modo dei terzini), ma anche di recuperare palla vicino l’area avversaria.

Le individualità
I calciatori chiave dei tedeschi sono: il super tecnico centravanti Alassane Plea e l’imponente Marcus Thuram, giocatori dal talento autosufficiente. Degno di nota è anche il giovane e talentuoso Florian Neuhaus, centrocampista versatile e moderno, dotato di tecnica individuale e visione di gioco sopra la media, probabilmente l’unico in rosa in grado di ordinare una squadra per natura super verticale e caotica come il ‘Gladbach. Possono inoltre contare sull’esperienza del capitano trentaduenne Lars Stindl, trequartista d’inserimento capace di andare oltre la doppia cifra di goal nella stagione appena conclusa. Tra le eccellenze di questo collettivo vanno anche rimarcati i numerosi freak fisici presenti, valorizzati dal sistema, come Breel Embolo (attaccante potente, veloce e dalle progressioni palla al piede difficilmente resistibili), Zakaria (mediano di 190cm costantemente al centro del gioco e che sa muoversi sorprendentemente molto bene anche nello stretto) e il gigante teutonico Kristoph Kramer (mediano difensivo anch’esso sopra i 190cm dotato di meno estro ma molto affidabile nel palleggio ed efficace in copertura).
Costruzione, ampiezza, rifinitura e profondità
Tentare di definire numericamente il modulo del ‘Galdbach in fase di possesso non è agevole (e quantomeno obsoleto). Le fasi di possesso attingono a piene mani dai principi del gioco di posizione che è la vera arma di questa squadra. A partire dalla prima costruzione, nella quale il portiere Yann Sommer (perfettamente a suo agio nel gestire la palla coi piedi) scambia palla coi difensori centrali posizionati ai vertici dell’area, passando poi per i terzini, che offrono opzioni di passaggio in ampiezza ed i mediani centralmente (solitamente disposti ad altezze sfalsate).

Il sistema di gioco ha nelle ali degli elementi chiave per lo sviluppo della manovra: queste offrono opzioni di passaggio in ampiezza durante le prime fasi di costruzione, per poi convergere verso il centro del campo a possesso consolidato. I tedeschi impostano pazientemente nella propia metà campo attraverso passaggi corti, triangolazioni e continui cambi di posizione. Una volta eluso il pressing avversario e varcata la linea di centrocampo, il ‘Gladbach spinge sull’acceleratore verticalizzando per i trequartisti, bravi a farsi trovare tra le linee, mentre gli attaccanti attaccano la profondità. Tenere costantemente quattro giocatori a ridosso della retroguardia opposta, pone gli avversari di fronte ad un rompicapo tattico di difficile soluzione: costringe infatti le linee difensive a dover decidere se accorciare in avanti accettando il rischio di dover gestire potenziali imbucate (spesso in parità numerica) contro avversari di potenti e veloci, oppure rimanere più bassi a protezione della porta finendo per allungare la squadra e concedendo più spazio tra le linee.

L’occupazione dei corridoi interni, da parte dei giocatori offensivi, crea spazi sulle fasce, favorendo la salita dei terzini che possono godere di una certa libertà, in quanto i difensori avversari sono impegnati a controllare gli avversari presenti nei corridoi centrali. Allo stesso tempo i mediani avversari devono costantemente guardarsi alle spalle cercando di schermare le possibili ricezioni. Il Gladbach non ha paura di alzare occasionalmente entrambi i terzini cosi da attaccare la difesa avversaria con 6 uomini sopra la linea della palla, moltiplicando le linee di passaggio e garantendo imprevedibilità, con svariate opzioni in verticale su cui indirizzare il pallone. Inoltre l’abilità dei mediani nell’eludere la pressione avversaria, unita alla capacità di creare occasioni con giocate individuali, porta Rose a chiamare continui scambi di posizione.

Una volta arrivati in area di rigore il principale destinatario di traversoni è Thuram , mentre Plea riceve spesso palla venendo incontro. Trovandosi a suo agio ad agire spalle alla porta, soprattutto grazie all’efficacia nell’utilizzo del corpo nella protezione della palla, il francese (chiaramente ci riferiamo a Plea) assorbe importanti responsabilità in rifinitura, sa ripulire palloni sporchi e li rende giocabili, inoltre con i suoi movimenti propizia la creazione di spazi in profondità da attaccare per i compagni che spesso è lui stesso a lanciare, come testimoniano gli 11 assist della scorsa Bundesliga.
180′ col Borussia Monchengladbach
Per la terza edizione consecutiva l’Inter affronterà un gruppo dove c’è una netta favorita per la vittoria del girone, il Real Madrid. I Blancos avrebbero la certezza quasi matematica di qualificarsi agli ottavi centrando 9-10 punti nelle prime quattro partite, col rischio di andare ad affrontare le rimanenti partite con Shaktar e ‘Gladbach ancora in corsa per il primo posto, ma senza la pressione di dover fare risultato a tutti i costi, col rischio di concedere qualche punto prezioso alle nostre avversarie. l’Inter parte da favorita per il secondo posto, ma le prerogative tecniche/tattiche del ‘Gladbach la rendono una antagonista credibile per la lotta al passaggio del girone. Nei 180’ del doppio confronto i Nerazzurri affronteranno una squadra molto attrezzata sul piano fisico. I tedeschi godono di un impianto di risalita del campo basato su catene laterali e verticalizzazioni sulle punte ben collaudato, con l’aggiunta di interpreti in grado di dribblare il diretto avversario e far saltare il banco delle marcature.

I tedeschi possono contare su una versatilità tattica che offre un ampio ventaglio di opzioni per arrivare al tiro in porta. Nella passata stagione ben 7 giocatori hanno segnato più di 5 goal, di cui 3 in doppia cifra. Il Gladbach è una squadra dai pregi dichiarati ma anche dai difetti marcati, ha le idee chiare su cosa fare col pallone tra i piedi, ma è ancora acerba nel gestire le partite, finendo per costruire molte occasioni senza concretizzarle. Qualche errore lo commettono anche in impostazione non sapendo sempre discernere quando allontanarsi dalla meccanicità dello spartito codificato da Rose, soprattutto quando la palla passa per i “cervelli” meno educati della squadra, andando a forzare dei passaggi prevedibilmente sbagliati (errori tipici degli eccessi di zelo tattico di chi non è all’altezza di un contesto di gioco così ambizioso). Più in generale la natura iper-verticale del gioco li porta ad avere meno controllo sul match di quanto potrebbero attraverso una gestione più ragionata del possesso. Come dicevamo inizialmente anche i meccanismi di contropressing mostrano qualche falla se gli avversari riescono ad eludere i primi tentativi di riaggressione, concedendo dei contropiedi pericolosi, situazioni in cui i difensori del ‘Gladbach si dimostrano lenti e sovente incapaci di gestire.

Chiavi Tattiche
Inter e Borussia Monchengladbach sono entrambe squadre dai difetti e pregi evidenti. Le chiavi tattiche del doppio confronto verteranno su quelli. I nerazzurri potrebbero mettere in difficoltà i tedeschi cercando di fare la partita, schiacciando l’undici di Rose il più possibile nell’ultimo terzo di campo, situazione in cui emergono tutte le incertezze in difesa posizionale dei difensori teutonici. Anche i contropiedi che il ‘Gladbach concede fisiologicamente sembrano il terreno ideale per la velocità di gente come Lukaku e Hakimi. Situazione analoga, ma a parti invertite, anche per i difensori interisti (sperando di avere i titolari a disposizione) che dovranno essere bravi a non concedere metri da attaccare alle loro spalle, situazione in cui sarebbero in obbiettivo svantaggio contro i carri armati Thuram, Embolo & company. L’Inter potrebbe avere qualche difficoltà ad adattarsi a giocare contro una squadra che la pareggi e forse superi in quanto a fisicità. Conte dovrà decidere se provare a giocarsela con le stesse armi affidandosi ad un centrocampo tutto muscoli come il Vidal-Gagliardini-Barella (visto contro la Lazio) per assorbire l’urto. Oppure optare per un trio più cerebrale ma meno muscolare. L’inserimento di Eriksen, anche a partita in corso, potrebbe rivelarsi utile grazie al suo sapiente uso delle pause in una partita che si preannuncia dai ritmi caotici. Che non sia la partita che faccia innamorare Conte del danese e a guadagnare la titolarità? La storia ci risponderà. Sarà fondamentale affrontare il match col giusto piglio e non sottovalutare il valore di un avversario che può rivelarsi davvero ostico.
Una cosa è certa, le premesse sono quelle di vedere 180′ spettacolari, con due squadre che quasi quarant’anni dopo il loro drammatico incontro in Coppa Campioni del 20 Ottobre 1971 saranno nuovamente pronte a darsele di santa ragione.